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la finestra sul piazzale

La finestra sul piazzale

Ovvero: la vita – non troppo – segreta dei balconi di fronte.

Di norma ciò che succede a una distanza di 20 metri non è affar mio.

Ma ora che siamo confinati sui balconi e dietro le vetrate forse la regola è cambiata.

Così mentre prendo il caffè mi affaccio alla finestra e mi guardo intorno, come forse non avevo mai fatto.

Guardo i passanti col cane e le buste della spesa, la gente che passa, e scopro la vita segreta dei vicini dalla finestra sul piazzale.

Ogni balcone ha una storia da raccontare. Storie di vite sospese, rinchiuse in un appartamento di 120 metri quadri, spettacoli con imposte marroni come quinte e balconi come palcoscenico.


C’è una coppia di anziani, che si vedono solo all’ora di pranzo, quando lei apre le imposte per cambiare aria in salone. Chiudono le imposte quando fa buio. Probabilmente si siedono sul divano a dormire davanti alla televisione, finché non arriva l’ora di andare a letto.


Vicino a loro vive una coppia più giovane. Lei è bionda, porta sempre i capelli raccolti. Esce solo per chiamare il marito, che sul balcone, a guardare la piazza, passa il giorno.

Fuma, passeggia, si volta per sbirciare la tv in soggiorno, che resta accesa tutto il giorno. Quando la moglie si affaccia, le rivolge la parola. Probabilmente non ha mai passato così tanto tempo in casa sua. Si sta pentendo sicuramente di non aver mai voluto un cane.


Tre ragazzi abitano un appartamento col balcone sempre pieno. Non è una zona di appartamenti per studenti fuori sede, e non credo siano parenti. L’unica conclusione è che si tratti di tre amici, giovani lavoratori, che dividono il fitto per necessità. Il primo è un tipo alto, slanciato, con dei ricci scuri, che indossa sempre pantaloncini. Il secondo è più basso, coi capelli corti e la carnagione olivastra; una volta ha portato sul balcone una chitarra e ha iniziato a suonare. E poi c’è lei, con i capelli lunghi color mogano, con solo una canotta indosso, anche se fa freddo. Lasciano sempre le imposte aperte, tutto il giorno; escono a turno per fumare. Hanno messo un posacenere al centro della ringhiera; schiacciano il mozzicone e rientrano. Al tramonto si ritrovano insieme sul balcone, per bere una birra e fumare insieme. Sono davvero colleghi in quarantena? O una versione nostrana di qualche telefilm americano? Forse il ragazzo dalla carnagione olivastra è innamorato di lei, che a sua volta è innamorata del ragazzo coi capelli ricci e i calzoncini corti?


Anche in un altro appartamento abitano tre persone: mamma, papà e figlio. Il papà ha i capelli neri, ed esce tutti i giorni per andare a lavorare. La mamma stende il bucato, sistema la casa, e ogni tanto si affaccia per guardare cosa succede in piazza. È il suo momento per riprendere fiato. Tutto l’anno, la bandiera italiana sventola dal loro balcone. Il figlio si vede raramente; avrà 12 anni, indossa felpe. Probabilmente passa le giornate tra lo schermo del pc per le lezioni digitali e lo schermo del cellulare.


Ma c’è un altro appartamento che attira l’attenzione.

Ci abita una ragazza, con i capelli neri e lisci. Abita da sola – o almeno, nessun altro è apparso da quelle imposte.

Due volte al giorno si fa viva: dopo pranzo, intorno alle 15, e prima del tramonto, alle 18. Spesso indossa un maglioncino bordeaux con dei bottoni bianchi. Si affaccia al balcone e aspetta. Dopo qualche minuto da un balcone del palazzo accanto, compare un uomo. È pelato, veste sportivo e fuma. Ogni volta iniziano a parlarsi a una certa distanza, poi man mano si avvicinano. Lui poggia i gomiti sulla ringhiera del balcone, fumando, tendendosi verso la ragazza. Lei resta lontana dalla ringhiera, si appoggia al muro, e incrocia le braccia. Sarà il freddo? Parlano tanto. Chissà quanto tempo stanno passando a raccontarsi la vita, quei due… Abbastanza vicini da potersi parlare, troppo lontani per potersi anche solo stringere la mano.

Intanto ogni giorno, al tramonto, sul terrazzo di un palazzo dall’altro lato della strada, un ragazzo e una ragazza fanno sport, ignorando ciò che accade a due passi da loro.

La finestra sul piazzale

Entrare di diritto e senza permesso nella vita degli altri, ai tempi dei social, non è una grande novità. Scorri profili, segui le persone mentre camminano, si divertono, si innamorano. A volte, li segui anche mentre soffrono. 

Un raffinatissimo svago: guardare solo ciò che si vuole guardare di persone che mostrano solo ciò che vogliono mostrare. 

Il vero non esiste, e le domande restano. 


Ma guardando fuori dalla finestra è tutto vero. Cosa cerchiamo? 

Uno spettacolo nuovo che Netflix non ha ancora caricato?

Qualcosa che ci accomuni all’altro, per sentirci più vicini?

O siamo soltanto spietati voyeur, che si nutrono della quotidianità altrui per noia e curiosità?

E noi ci pensiamo a quale spettacolo offriamo al mondo dalle nostre finestre? Solo scene di vita vissuta rivestite di solitudine?

Lo spettacolo continua anche oggi.

Il ragazzo con la chitarra del secondo piano riuscirà a dichiarare il suo amore alla ragazza dai capelli lunghi prima della fine della quarantena?

I due innamorati andranno a cena fuori, e si stringeranno la mano, quando tutto sarà finito? O si dimenticheranno, e torneranno alle loro vite distinte e separate?

E se avessi immaginato tutto? 

Per ora, prendo il caffè guardando fuori dalla finestra, e non ho risposte.


Che vi aspettavate? Che spiando i vicini scoprissi un efferato delitto?

Nella foto: “Morning Sun” di Edward Hopper, 1952.

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